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Una jueza del Tribunal de Pesaro, en la costa adriática italiana, dictaminó hoy que se confisque del Paul Getty Museum en California (EE.UU.), la estatua de bronce del "Atleta victorioso", atribuida al escultor Lisippo, del siglo IV antes de Cristo.
Fuente: EFE, Roma | ADN.es, 11 de febrero de 2010
Hallada en el mar frente a la costa adriática en 1964, la escultura ha estado en el centro de una dura disputa entre EE.UU. e Italia, por su propiedad, informaron los medios de comunicación italianos, que explicaron que la obra se expone desde 1974 en la galería estadounidense.
La asociación cultural "Le Cento Città" presentó en 2007 un informe ante la magistratura de Pesaro en el que apuntaba a una violación de las normas de aduanas y contrabando en la llegada de la escultura de bronce a Estados Unidos.
Posteriormente, la fiscal Silvi Checchi solicitó la confiscación de la estatua; una petición que acogió hoy la jueza Lorena Mussoni, quien dictaminó el embargo de la obra "actualmente en el Getty Museum o allí donde se encuentre".
El ex ministro de Bienes Culturales italiano Francesco Rutelli señaló que la decisión de Mussoni tiene una "gran importancia histórica y pone fin a una vieja temporada de saqueos del patrimonio arqueológico" italiano.
La escultura de Lisippo, uno de los artistas preferidos por el gran rey y estratega militar Alejandro Magno, está considerada como uno de los bronces griegos más bellos de la época clásica que han llegado hasta nuestros días.
LA PESCA MIRACOLOSA
È un venerdì del settembre 1964 quando il peschereccio ’Ferruccio Ferrì di Romeo Pirani, un pescatore fanese morto nel 2004, ripesca la statua. Forse al largo di Fano, forse in acque internazionali. Con i compagni Pirani sotterra il bronzo in un campo di cavoli, e mette in circolazione una fotografia. «A gennaio - raccontò poi - si presentò un signore di cui non so il nome, che lo comprò per tre milioni e mezzo di lire. Che ci siamo spartiti fra noi».
ANTIQUARI, SACERDOTI, CONTRABBANDIERI
Quattro processi, di cui uno annullato, nessuna verità giudiziaria. Attorno al Lisippo si commettono vari reati, che restano impuniti. Il 18 maggio 1966 il Tribunale di Perugia assolve per insufficienza di prove tre commercianti di Gubbio, Pietro, Fabio e Giacomo Barbetti, e un prete, don Giovanni Nagni, imputati per la ricettazione del bronzo e favoreggiamento. La loro condanna in appello del 27 gennaio 1967 viene annullata dalla Cassazione nel maggio 1968. Nuovo processo e assoluzione di secondo grado a Roma il 18 novembre 1970. Impossibile, concludono i giudici, accertare l’interesse artistico, storico e archeologico della statua, nel frattempo scomparsa, nè se sia stata ritrovata in acque territoriali o internazionali.
L’ATLETA VARCA L’OCEANO, NEL 1974 RICOMPARE AL GETTY
Il Museo Getty espone per la prima volta la statua di Lisippo nel 1974. L’ha pagata 3,9 milioni di dollari, ma come sia entrata a far parte della sua collezione resta un mistero. Secondo lo storico fanese Alberto Berardi l’Atleta lasciò Gubbio con una spedizione di forniture mediche inviate in Brasile ad un missionario parente dei Barbetti. Poi fu acquistato dal consorzio internazionale d’arte Artemis e, nel 1971, spedito al Dorner Institut di Monaco per il restauro. L’allora direttore del Metropolitan Museum Thomas Hoving esamina il bronzo nel 1972 a Monaco ma non conclude l’acquisto per i troppi dubbi sulla provenienza. Anche Paul Getty rinuncia, ma alla sua morte l’operazione va in porto.
UN FRAMMENTO RIAPRE LA CACCIA
Nel 1990 il ministero dei Beni culturali italiano segnala a quello degli Esteri che un nuovo frammento del Lisippo è stato dissotterrato dal campo di cavoli di Carrara di Fano. Ma la trattativa Italia-Usa si riapre solo in seguito, con il ministro Rocco Buttiglione e poi con il successore e vice premier Francesco Rutelli, che vince un braccio di ferro con il Getty per la restituzione di 39 opere esportate illegalmente, fra cui la Venere di Morgantina. L’Atleta di Fano però è troppo importante per il museo californiano. E l’ex direttore Michael Brand insiste: non c’è alcuna prova che appartenga all’Italia.
L’ESPOSTO DELLE CENTO CITTÀ E LA RICHIESTA DI CONFISCA
Fano e le Marche non si arrendono. Il 4 aprile 2007 l’associazione culturale ’Le Cento Citta« presenta un esposto alla procura di Pesaro per violazione delle norme doganali e contrabbando. Il pm Silvia Cecchi chiede al gip dell’epoca, Daniele Barberini, la confisca della statua: una sanzione accessoria, applicabile anche quando il reato è prescritto. Il 19 novembre il gip rigetta la richiesta. Il pm e le Cento città fanno ricorso, con il sostegno dell’Avvocatura dello Stato, e il 12 giugno 2009 il nuovo gip Lorena Mussoni dichiara il bronzo bene »patrimonio indisponibile dello Stato«. Essendo stata ripescata da una nave italiana, e sbarcata a Fano, la statua era soggetta a obbligo di denuncia e lo Stato avrebbe dovuto poter esercitare un diritto di prelazione o di acquisto coattivo. L’attuale responsabile della collezione Getty Stephen Clark viene interrogato il 21 dicembre 2009 a Pesaro, produce documenti sulla presunta buona fede del museo, ma il gip Mussoni ha deciso per la confisca, con una sentenza depositata oggi.
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